Davide D’Arcangelo su “Cinque Colonne Magazine”: la rivoluzione digitale dovuta alla pandemia va ora regolarizzata

Davide D'Arcangelo

Un vero e proprio choc tecnologico”: così Davide D’Arcangelo definisce una delle tante conseguenze della pandemia da Covid-19 che ha travolto il nostro Paese, obbligando chiunque a digitalizzarsi in fretta per far fronte alle nuove necessità legate allo smart working e alla DAD. Recentemente intervistato da “Cinque Colonne Magazine”, è intervenuto su un tema che risulta essere più delicato e complesso di quanto ci si potrebbe aspettare.

Nel 2020 si è passati da 570mila smartworkers a 6,6 milioni, per non parlare della didattica a distanza per la quasi totalità degli studenti”. Dopo questa rivoluzione improvvisa e obbligata, serve riprendere fiato e trovare un modo più ragionato di continuare sulla strada della digitalizzazione. “Non possiamo dimenticare i problemi affrontati da quella fascia di popolazione non connessa (oltre 200 i Comuni senza ‘rete’ ancora oggi in Italia)”. Davide D’Arcangelo menziona inoltre la reticenza delle PMI italiane a innovarsi, oltre che le oggettive carenze infrastrutturali. I settori chiave a cui dedicarsi sono la scuola, la sanità e in generale i servizi pubblici: una vera e propria “alfabetizzazione digitale” deve avvenire in tutti gli ambiti e per tutti, a partire dai banchi di scuola fino agli enti locali e alle imprese.

Con Fondazione Italia Digitale abbiamo stilato un vero e proprio decalogo, presentando al Governo le nostre puntuali proposte”, spiega, sottolineando la centralità del PNRR per costruire “una politica industriale che punti sul digitale”.

C’è ancora molta strada da fare, soprattutto in ambito formazione e cyber security. Gli attacchi informatici “si sono moltiplicati durante la pandemia, evidenziando un nervo scoperto di tante imprese ma anche degli enti locali”: servono sensibilizzazione e competenze, ma “quasi la metà delle PMI italiane ha problemi nell’investire in cybersicurezza”. Si tratta di uno scoglio che va sicuramente superato, sottolinea Davide D’Arcangelo. Anche per quanto riguarda la formazione c’è bisogno di lavorare molto sia nell’ambito pubblico sia a scuola. Fondamentale è occuparsi delle donne, per incentivarle a formarsi nelle materie Stem. Chi sembra dare maggior linfa alla formazione per le nuove professioni digitali sono i privati, i più interessati a trovare nuovi addetti specializzati in tale ambito.

Per maggiori informazioni:

https://www.cinquecolonne.it/digitalizzazione-italia-nellera-post-pandemia.html